il Punitore #1

IL PARADISO PUO' ATTENDERE

Capitolo 1 - Allucinazioni

di Ermanno "scrip" Ferretti

 

 

 

Uno squallido appartamento della periferia di New York.

Seduto per terra, sotto la finestra, un uomo trema lievemente. Non è tremore dato dal freddo o dalla paura, è il tremore di chi sa che qualcosa nella sua testa non torna.

È in questa situazione ormai da due giorni. Due lunghi giorni in cui non è nemmeno uscito dalla porta dell'appartamento, due giorni in cui non ha mangiato perché non aveva né la voglia né la forza per farsi da mangiare, due giorni in cui i suoi unici movimenti sono stati quelli verso il bagno, per andare a pisciare o a bere un po' d'acqua.

Il suo nome è Frank Castle, meglio noto alla cittadinanza come Punitore. Un tempo era stato un eroe, controverso, sì, ma per molti suoi concittadini un eroe. Aveva combattuto il crimine per anni con un grosso teschio disegnato sul petto, e l'aveva fatto con gli unici mezzi che sapeva usare, cioè con le armi.

Ora Frank sa che se continua a starsene lì così, presto impazzirà totalmente. Riesce ancora a trovare la lucidità necessaria a guardarsi con distacco e a farsi schifo. È sporco, puzza, la barba lunga, il volto rigato dalle lacrime, non di disperazione o dolore, ma di rabbia.

Nella sua mente si accavallano le immagini più distorte, quasi come allucinazioni, come provocate da droghe. Ma sa che questa volta le droghe non c'entrano. Sa che queste visioni sono solo frutto del suo cervello e di quello che gli è accaduto negli ultimi mesi.

Alcune scene tornano con più ricorrenza. La pistola puntata alla tempia che aveva usato per uccidersi, il volto di Gadriel, l'angelo, di Wolverine, degli altri angeli, la sua mano che preme il grilletto contro un uomo che maltrattava una donna, poi ancora Logan che gli salta addosso, e poi se stesso, così diverso, quasi invincibile, con un segno disegnato sulla fronte e terribilmente buono, comprensivo, pacifico quasi. Era davvero lui quello che gli appariva in quelle visioni? Era davvero lui ad aver vissuto tutto quello che la sua mente distorta ricordava? Come poteva? Cosa poteva averlo fatto cambiare così radicalmente? La visione della sua famiglia?

E a questo punto si vedeva così, sporco, putrido, con macchie di sangue sui vestiti, salire al cielo, incontro a sua moglie e ai suoi figli, camminare per raggiungerli ma venire bloccato a pochi metri dall'arrivo da angeli che lo guardavano e ridevano, lo schernivano, lo indicavano come una barzelletta, la barzelletta dell'uomo che non potrà mai raggiungere quello che cerca.

 

Stacco. Un sobrio ma distinto appartamento di Soho. Salotto.

La stanza è buia. Solo qualche luce dai lampioni di fuori riesce a penetrare e a dare un vago contorno alle forme. Al centro della stanza, una poltrona. Di fianco ad essa, un mobiletto con sopra il telefono. Sembra quasi che siano isolati da tutto il resto della casa, della stanza e del mondo intero. Sopra alla poltrona è seduto un uomo, sveglio, immobile. Lo sguardo è basso, concentrato. Il telefono inizia a squillare, ma lui non muove un dito per rispondere. Dopo tre squilli scatta la segreteria telefonica.

- Risponde la segreteria telefonica di Brett e Lisa Lettner. Ci dispiace, al momento non siamo in casa o non possiamo rispondere. Lasciate un messaggio dopo il segnale acustico e sarete richiamati. Grazie… Beep!

- Pronto, Brett, sono Judy. Brett? Rispondi, dai!… Senti, Brett, io… ho chiamato per chiederti se avevi bisogno di qualcosa, anche solo di parlare un po', sfogarti. Brett? Ci sei?… Beh, senti, quando hai bisogno, chiamami, non farti scrupoli. Ok? Ciao.

Durante tutto il messaggio l'uomo sulla poltrona è sempre rimasto immobile. Ora però inizia ad asciugarsi le guance dalle lacrime che gli scendono sulla faccia e gli rigano la pelle. Anche lui è lì da due giorni, anche lui non ha mangiato, anche lui puzza, anche lui trema perché qualcosa nella sua testa non torna. Si chiama Brett Lettner.

 

Appartamento di Frank Castle.

Gli angeli. Gli angeli gli hanno detto che era stata colpa loro se lui aveva lavorato tutta una vita al servizio del diavolo Olivier, che lui non poteva saperlo, che era colpa di Gadriel, il suo angelo custode, se la sua famiglia era morta e lui aveva ucciso centinaia di persone. Gli angeli gli hanno detto anche che la sua famiglia ora sta bene, è in Paradiso, riunita. Manca solo lui. E lui il Paradiso può riguadagnarselo, non tutto è perduto, gli hanno detto. Gli ridanno vita, lo fanno resuscitare, come Lazzaro. Lo mandano in missione. Deve diventare buono, uccidere ma solo per conto del Padreterno, con le armi del Paradiso, e dare a tutti una seconda possibilità, come viene data a lui. E lui si trasforma, di colpo non è più il Frank Castle di una volta, diventa un uomo diverso, si ritrova addirittura a frenare gli impulsi di Wolverine, a dire di dare un'altra possibilità a chi minacciava di uccidere tutta New York, a pentirsi di non essere riuscito a salvare una ragazza che costituiva un pericolo per tutti. Fa tutto questo e poi gli angeli gli chiedono ancora di lavorare per loro, ma lui rifiuta, non vuole più essere al servizio di nessuno, riemerge il vero Frank, prende corpo, riprende possesso del suo corpo, e torna alla vita di sempre, torna ad essere il Punitore.

Ma ha ancora questa visione, questa visione in cui si avvicina al Paradiso, ma quelli che gli si presentavano come angeli lo fermano, gli ridono dietro, e gli dicono delle cose. Sono giorni che tenta di capire cosa gli dicono, ma non ci è ancora riuscito. Adesso, vagamente, inizia a sentire qualcosa.

- Ah ah ah - ridono.

- Perché ridete?

- Non hai ancora capito, Castle?

- Cosa?

- Non vedi che non puoi raggiungere i tuoi?

- Perché non posso?

- Perché sei un peccatore, Castle!

- Ma mi avevate dato una seconda possibilità!

- Chi te l'aveva data?

- Voi, voi angeli.

- Ma tu ci credi ancora degli angeli?

- Come?

- Ci credi ancora degli angeli, Castle?

- Io…

- Cosa siamo, Castle?

- Io…

- Cosa siamo, secondo te?

- Io…

- Dillo, Castle, lo sai cosa siamo, l'hai già capito da molto tempo, forse anche da subito.

- Io…

- Dillo!

- Siete…

- Sssììì?

- Diavoli!

Silenzio. Per qualche secondo Frank Castle rimane paralizzato, gli occhi fissi in uno sguardo indefinito, come spaventato da quanto ha appena detto, come se quella parola non fosse uscita da lui perché lui non l'aveva pensata, come se tutto ora gli apparisse più chiaro e definito. Poi, lentamente, si alza. Apre un armadio e tira fuori due pistole, dei caricatori e cinque o sei bombe a mano. Dal tavolo prende un mazzo di chiavi e se le mette in tasca. Apre la porta, dice "Sto arrivando!" e se ne va.

 

CONTINUA SUL PROSSIMO NUMERO!

 

 

Note: Inizia la saga "Il Paradiso può attendere", con cui mi ripropongo di risolvere tutte le questioni lasciate in sospeso dall'orrida gestione del Puni angelico in una maniera un minimo più approfondita di quanto ha fatto Ennis (ovvero, due righe in una didascalia). I flashback e le allucinazioni fanno riferimento alle due miniserie precedenti apparse su Cavalieri Marvel #1/4 e 8/11 e a qualcosa di nuovo che approfondiremo il mese prossimo.

Nel prossimo numero: primo numero molto intimista, ma dal prossimo arriva l'azione e scopriamo anche cosa ha combinato Frank negli ultimi tempi!